Il 30 gennaio 2020 si è svolto a palazzo Sacrati Strozzi il talk con FAO, Ministero delle Politiche Agricole e Ministero degli Esteri.
Selezionati venti siti in Europa, Asia, Africa, Sud e Centro America, esempi di gestione per mitigare l’emergenza climatica e rischio idrogeologico, preservando qualità degli alimenti, biodiversità e paesaggio.
Al via il secondo ciclo dell’unico master al mondo per formare i futuri manager dei paesaggi agricoli del patrimonio mondiale FAO.
I vigneti piantati sulle lave vulcaniche alle Canarie, le coltivazioni di rose “super profumate” in Iran, gli orti galleggianti in Myanmar, i terrazzamenti in pietra sugli altipiani in Etiopia. Sono solo alcuni tra i venti modelli di agricoltura sostenibile individuati dal progetto italiano abbinato al programma GIAHS della FAO per la tutela e la valorizzazione del patrimonio agricolo mondiale, presentati durante il convegno L’agricoltura salverà il pianeta questa mattina presso la Sala Pegaso della Regione Toscana a Palazzo Strozzi Sacrati (piazza Duomo 10, Firenze).
La tavola rotonda, moderata dal presidente del Comitato Scientifico del programma GIAHS professor Mauro Agnoletti dell’Università di Firenze e coordinatore del progetto, ha visto gli interventi di René Castro-Salazar, vicedirettore generale della FAO e responsabile del Climate, Biodiversity Land and Water Department, tra le voci più autorevoli in tema di cambiamento climatico e biodiversità; Cristiana Mele, della Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale; John Parrotta, presidente della IUFRO – International Union of Forest Research Organizations; Marco Focacci, dell’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana; Francesco Ferrini, direttore della scuola di Agraria dell’Università di Firenze.
Attualmente i siti italiani iscritti al programma GIAHS, che include 57 paesaggi in tutto il mondo, sono due: le colline vitate del Soave e gli ulivi secolari nella fascia pedemontana tra Assisi e Spoleto. Nove i potenziali siti toscani: i vigneti di Lamole (Greve in Chianti), i castagneti secolari di Moscheta, il paesaggio policolturale di Trequanda, la abetine della selvicoltura monastica di Vallombrosa, le Biancane della Val d’Orcia, i castagneti monumentali dello Scesta, la collina di Fiesole, la montagnola senese di Spannocchia, il mosaico paesistico di Montalbano.
I venti paesaggi, selezionati tra Europa, Asia, Africa e America, sono frutto della prima edizione del master internazionale, abbinato al progetto, che ha coinvolto venticinque studenti provenienti da diciotto paesi in quattro continenti. Si tratta di esempi di pratiche tradizionali per la produzione alimentare di qualità frutto di un secolare rapporto fra uomo ed ambiente, in grado di provvedere alla sicurezza alimentare, conservare la biodiversità, il paesaggio e offrire di modelli di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici e socioeconomici. Sono cinque i criteri che un sistema agricolo deve rispettare per essere certificato GIAHS: garantire la sicurezza alimentare e fornire cibo di qualità; tutelare l’agrobiodiversità; salvaguardare le conoscenze tradizionali; promuovere valori culturali e sociali; conservare il paesaggio tradizionale.
Le coltivazioni di Rosa Mohammadi in Kashan, regione dell’Iran a sud di Teheran dove, grazie alle peculiari condizioni climatiche, la popolazione locale produce rose “super-profumate”, vale a dire con una concentrazione di essenza più elevata della norma, che forniscono un'acqua di rose tra le più fini e ricercate al mondo; i vigneti sviluppati in seguito alle eruzioni vulcaniche di Lanzarote, alle Canarie; gli orti galleggianti sul lago Inle, in Myanmar, sistema agricolo costituito da zolle porose che galleggiano sull’acqua e sulle quali la popolazione locale coltiva diversi ortaggi, il sistema silvopastorale nella zona centrale di El Salvador, che fornisce un formaggio unico perché i bovini si alimentano con un frutto locale, il morro, che rende il loro latte profumato e dolce.
E ancora, le oasi montane Chebika, Tamaghza e Mides in Tunisia, ecosistemi organizzati su tre livelli costituiti da ortaggi, alberi da frutto e palme da dattero che creano colture agricole in zone desertiche; le coltivazioni tradizionali di caffè e cacao nella Sierra Maestra a Cuba, che si si sviluppano sotto l’ombra della foresta, con interazioni di elevato valore ecologico e paesaggistico; i terrazzamenti nella regione del Konso, tecnica che da oltre quattro secoli rende coltivabili gli altipiani meridionali dell’Etiopia, un ambiente sfavorevole, arido e roccioso; i vigneti di Lamole in Chianti, il cui territorio aspro è stato scolpito tramite i terrazzamenti sorretti da muretti a secco, luogo di origine del sangiovese. Sono tutti esempi dell’ingegno dell’uomo nell’adattarsi ad ambienti e climi diversi che vanno salvaguardati.
L’iniziativa sarà inoltre l’occasione per presentare la seconda edizione del master internazionale sugli Agricultural Heritage Systems in partenza a febbraio, all’interno del progetto GIAHS – Building Capacity, coordinato dal Laboratorio per il Paesaggio del Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Università di Firenze e finanziato da AICS – Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, con il contributo di FAO e Regione Toscana. Si tratta dell’unico corso universitario di alta formazione al mondo espressamente legato al programma GIAHS, vale a dire a quei sistemi ritenuti dalla FAO di importanza globale per il patrimonio agricolo del pianeta. Il Ministero delle Politiche Agricole ha redatto protocollo di intesa con la FAO per collaborare al programma.
Il master ha l’obiettivo di formare i futuri manager dei paesaggi agricoli che rispondono ai criteri del programma FAO, professionisti in grado di ideare modelli gestionali, che implementino pratiche sostenibili, preservino i prodotti agricoli di alta qualità e i valori bioculturali legati al paesaggio. Il futuro del pianeta potrà essere assicurato solo da una “gestione attiva” delle risorse naturali che integri esigenze ambientali, economiche e sociali, rispettando le culture locali e il loro paesaggio. In questo contesto la Scuola di Agraria dell’Università di Firenze svolge un ruolo di primo piano che le è stato assegnato dalla Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo e condiviso dalla FAO. La missione dei futuri manager del paesaggio sarà quella di progettare e gestire sistemi a basso input energetico in grado di mitigare il riscaldamento climatico e minimizzare il rischio idrogeologico. Inoltre, avranno le competenze per migliorare le condizioni economiche delle comunità rurali attraverso una conservazione dinamica del paesaggio, riducendo l’abbandono e il degrado ambientale, nell’ambito di un nuovo modello di sviluppo rurale.
Nicoletta Curradi
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