venerdì 9 ottobre 2020

Dante ci guarda: Giancarlo Fulgenzi e Giovanni Raspini celebrano la Toscana



Visitabile a partire dall’8 ottobre  in una location prestigiosa come la sala liberty dell'hotel Westin Excelsior, la monumentale scultura in bronzo dal f "Dante ci guarda" è firmata dall’artista Giancarlo Fulgenzi e da Giovanni Raspini, eclettico architetto, antiquario, collezionista, nonché fondatore del celebre brand di gioielli che porta il suo nome. Un sodalizio d’arte, il loro, che ha la Toscana nel cuore: Dante ci guarda è infatti un’opera allegorica, realizzata mediante l’antica tecnica della fusione a cera persa, voluta e creata dai due artisti toscani per celebrare le bellezze, i valori, la socialità e il lavoro nella loro terra d’origine.

Il monumento, non a caso, è dedicato proprio al grande padre della letteratura italiana: nume tutelare dell’opera, la sovrasta senso e unità alla vita che passa sotto i suoi occhi. La forma piramidale della scultura vede infatti il poeta posto all’apice – un viatico beneaugurante per la Toscana tutta: ai suoi piedi, si sviluppa un infinito microcosmo di personaggi e ambienti che rappresentano e personificano l’identità stessa della regione. Ecco allora gli elementi iconici del paesaggio toscano, come le case leopoldine, i cipressi, le vigne, i boschi; ma anche una scena di antica osteria, la bottega del beccaio (il macellaio), quella del falegname, del fabbro e dello scultore; e poi momenti della cultura e della toscana contemporanea come la rappresentazione del set cinematografico del film La pazza gioia di Paolo Virzì.

Dante ci guarda, dopo una presenza nei luoghi più significativi della Toscana, avrà come destinazione definitiva proprio lo studio di architettura e progettazione di Giovanni Raspini, posto nel palazzo del grande scultore e architetto rinascimentale Andrea Sansovino, al centro del borgo di Monte San Savino, in provincia di Arezzo.

Nicoletta Curradi

venerdì 7 agosto 2020

Arte e accoglienza, binomio perfetto all'Art Hotel Museo di Prato



Varcare la porta di ingresso dell'hotel Art Museo di Prato  non è come entrare in un hotel qualsiasi: significa immergersi in  un' oasi cultural-artistica di grande spessore. L'edificio è stato realizzato tra gli a no '80 e' '90 su progetto dell'architetto razionalista  Italo Gamberini, lo stesso del Centro per l'arte contemporanea Pecci, che si trova proprio di fronte. I cinque piani di questo hotel, gestito dalla Signora Manuela Bonari, sembrano davvero gli spazi di un museo, dato il gran numero di opere (circa 450) di artisti contemporanei che li arricchiscono, tutte provenienti dalla collezione di Carlo Palli in un allestimento curato dalla storica dell'arte Ilaria Magni. Si tratta di un notevole esempio  di collezionismo attivo, da anni  impegnato  nella diffusione dell’arte contemporanea. Carlo Palli, un tempo gallerista e  libero professionista come battitore d’asta, è tutt'oggi grande collezionista che da oltre cinquant’anni vive  con impegno e passione dentro al sistema ufficiale dell’arte.  Più che una collezione  è una raccolta in cui esistono più collezioni., comprendendo soprattutto “Poesia Visiva” (Luciano Ori) , “Fluxus”, “Nouveau Rèalisme”, “Scuola di Pistoia” (Roberto Barni, Umberto Buscioni, Gianni Ruffi), “Musicisti fiorentini d’avanguardia” (Sylvano Bussotti, Giancarlo Cardini, Giuseppe Chiari, Pietro Grossi, Daniele Lombardi, Albert Mayr), “Architettura Radicale”, Pop Art,  Arte Povera (Michelangelo Pistoletto, Alighiero), Hermann Nitsch (Azionismo Viennese), Toxic e Rammellzee (New Graffiti), Maurizio Nannucci, Massimo Nannucci, Paolo Masi, Antonio Catelani e Carlo Guaita (Zona, Base), Massimo Barzagli (anni Novanta). Attualmente la collezione di Carlo Palli comprende più di 15.000 tra opere e testimonianze, il cui nucleo principale è incentrato su movimenti degli anni ’60 e ’70 tra cui le Scritture Verbo Visive. Nel 2006, circa 250 opere sono state donate al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci  e una selezione di opere è in comodato al Museo Novecento di Firenze.


Al piano terra si può ammirare una colletiiva di artisti internazionali.I corridoi del primo piano dell'hotel mostrano un gran numero  di fotografie di artisti e personaggi del mondo dell'arte incontrati e frequentati da Carlo Palli. Il secondo e il quinto piano sono dedicati  a Leonardo da Vinci e riuniscono  opere di artisti italiani e internazionali realizzate per una mostra a Palazzo Pretorio di Prato  in occasione del centenario della scomparsa del genio. Sono articolate in un percorso tematico d'ispirazione leonardesca, quale omaggio alla sua grandezza e in "continuità" sia con la grande tradizione storico-artistica della Toscana sia con la vocazione all'arte contemporanea della città di Prato.  



Il terzo piano accoglie una cospicua scelta di opere della collezione Palli, mentre al quarto piano si trovano le opere di Massimo Barzagli e le  "Camere d'autore", eleganti suite, con spa privata,  in ciascuna delle quali si possono ammirare altre opere d'arte. I clienti più assidui chiedono sempre di poter soggiornare nella stessa camera.



La posizione strategica dell'hotel in prossimità dello svincolo dell’autostrada A11 uscita Prato Est, apre le porte della città ai viaggiatori business, mentre la vicinanza al centro storico permette ai turisti di appassionarsi all’arte, al design, alla moda e allo shopping nei numerosi outlet.
Last, , but not least : Il Ristorante dell'hotel, gestito da Simone Orlandi, offre  piatti ed un servizio raffinati e curati, anche con piacevoli spazi all'aperto per intrattenimento serale. 

Info: www.arthotel-museo.it

Fabrizio Del Bimbo 

giovedì 16 luglio 2020

I lupi di Liu Ruowang invadono le piazze di Firenze

Cento lupi invadono Firenze e le sue piazze, la natura si ribella all'uomo Le creature dell'artista cinese Liu Ruowang in piazza Pitti e piazza Santissima Annunziata



 Cento imponenti lupi feroci invadono il cuore di Firenze. Si chiama "Lupi in arrivo", la monumentale installazione dell'artista cinese Liu Ruowang. Il suo branco, composto da cento fusioni in ferro, ciascuna del peso di 280 kg - è un'allegoria della risposta della natura alle devastazioni e al comportamento predatorio dell'uomo nei confronti dell'ambiente, una critica nei confronti di un mondo votato all'autodistruzione. I lupi simboleggiano l'appello alla salvaguardia ambientale di tutto il pianeta. L'opera con i suoi cento elementi resterà esposta fino al 26 ottobre in due spazi di prestigio: piazza Pitti e piazza Santissima Annunziata, e si misurerà con l'idea di armonia compresa nell'Umanesimo. Le statue fronteggiano infatti due edifici emblematici del Rinascimento, Palazzo Pitti e lo Spedale degli Innocenti, dove il grande Filippo Brunelleschi ebbe modo di mettere in pratica la sua concezione dello spazio, delle proporzioni, del ritmo architettonico. Il progetto, organizzato grazie a Matteo Lorenzelli, titolare della galleria milanese Lorenzelli Arte, è stato ideato in occasione delle celebrazioni dei 50 anni di relazioni diplomatiche tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese - quest'ultima rappresentata dal Console Generale Weng Wengang - e reso possibile dalla collaborazione tra Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi e Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Firenze, che hanno messo a disposizione due spazi tra i più simbolici di Firenze. Questo è anche il primo evento in uno spazio pubblico all'aperto che vede impegnati il Comune e gli Uffizi dopo i mesi di lockdown. Uomo e natura "Lupi in arrivo" interagisce liberamente con l'architettura cittadina, con i suoi abitanti o con chi è solo di passaggio, rispondendo così a un preciso intento dell'autore. Secondo Ruowang, considerato uno dei maggiori artisti cinesi contemporanei, "per insegnare amore e rispetto per l'arte alle nuove generazioni il metodo migliore è far entrare l'arte nella vita quotidiana, rendendo i musei sempre più accessibili e non solo. È importante costruire una cultura del bene comune". "Il branco di lupi che si accinge a entrare nel palazzo attraverso il portone centrale - ha detto Schmidt - ci ricorda immediatamente il cupo contrattacco della natura nel classico 'Gli uccelli' di Alfred Hitchcock, ma richiama alla nostra mente anche la recentissima esperienza di tante specie selvagge rientrate in città durante il lockdown. È la metafora del rapporto uomo-natura".

 Prima di arrivare in Toscana, i lupi di Ruowang avevano invaso Napoli, dove erano stati posizionati in piazza del Municipio. Lo sbarco della maxi installazione nel capoluogo toscano segna un ideale passaggio di consegne tra i sindaci Luigi De Magistris e Dario Nardella, che hanno dimostrato di credere al messaggio "potente della grandiosa opera" dell'artista cinese. Il sindaco di Firenze e l'assessore alla Cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi affermano in una dichiarazione congiunta: "I lupi ci attaccano o siamo piuttosto noi ad attaccarli? Può esserci invece un equilibrio durevole tra noi e loro e in generale tra uomo e natura? Questa imponente installazione che invade due delle piazze più suggestive e caratterizzanti di Firenze ci induce da un lato a riflettere sul rapporto ancestrale che ci lega alla parte più animalesca dell'uomo e dall'altro conferma Firenze come città d'elezione in Italia per l'arte pubblica: per noi è un onore e un dovere, pur in un momento economicamente difficile per gli effetti gravosi della pandemia che ci ha colpito, continuare nel solco tracciato negli ultimi anni dell'esposizione della migliore arte contemporanea in dialogo con l'anima rinascimentale della città". Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha detto: "Migrano verso Firenze gli straordinari lupi dell'artista cinese Liu Ruowang. Giunsero da noi in autunno inoltrato e li accogliemmo nella grande piazza Municipio, pronti a sollecitare il dovere morale di tutelare l'ambiente e custodirlo in buona salute per le generazioni che verranno. Nonostante l'aspetto apparentemente minaccioso, sono stati avvicinati da decine di migliaia di cittadini e di turisti, che hanno voluto fotografarsi con loro. Ci hanno poi osservato per tutta quest'amara primavera, incalzandoci a cercare un rapporto più equilibrato con la natura. Buon viaggio a questi lupi furiosi, con l'auspicio che non dovranno più temere gli esseri umani". L'arte di Liu Ruowang L'installazione Lupi in arrivo è frutto della produzione dell'ultimo decennio che va considerata a pieno titolo la maturità artistica di Liu Ruowang. La propensione del maestro cinese per le grandi dimensioni fa sì che le sue opere sfiorino la monumentalità senza però costituire una presenza ingombrante né ostacolare la percezione del contesto circostante. Le forme, grazie a uno studiato impatto scenico e al loro dinamismo, vengono avvertite come attori che occupano lo spazio senza appropriarsene, con un senso ciclico del moto che ripropone scene e suggestioni nel continuum temporale. ''I lavori sono presentati in gruppi - afferma l'artista - perché la 'pluralità' è il tipo di forma e di forza di cui ho bisogno quando sono intento a esplorare la relazione tra l'essere umano e l'ambiente, anche alla luce del fatto che la Cina è da tempo un paese che porta avanti uno spirito collettivista. Creare i miei lavori in serie o gruppi corrisponde per me a un linguaggio strutturale del mio fare artistico che supera il linguaggio scultoreo''. Molti sono i lavori di Liu Ruowang dedicati al mondo animale: primati, figure antropomorfe, sagome di uccelli estinti e tante creature fiere e selvagge come quelle ritratte nelle sue enormi tele dipinte a olio. - 

Fabrizio Del Bimbo

venerdì 14 febbraio 2020

Sguardi genovesi nella nuova mostra a Palazzo della Meridiana a, Genova



Sarà aperta fino al 28 giugno prossimo al Palazzo della Meridiana a Genova  un'eccezionale mostra dedicata alla ritrattistica genovese dalla metà del Cinquecento alla prima metà del Settecento. “Da Cambiaso a Magnasco. Sguardi genovesi”, a cura di Anna Orlando, vuole raccontare Genova, fermando i volti del tempo. Stupisce da subito nella prima sala rivestita  di specchi con il capolavoro di Luca Cambiaso “Autoritratto mentre ritrae il padre”, datato dalla critica intorno al 1570.  L’artista non rivolge lo sguardo allo spettatore e impugna l’attrezzo del mestiere con la sinistra nonostante usasse sempre la destra:  probabilmente era stato realizzato allo specchio. Balza subito all’occhio il collaretto: una striscia di tessuto rettangolare che orna il collo con un’arricciatura. Le  barbe sono  arrotondate e “vecchio stile” per il padre, alla moda per il figlio secondo gli usi della fine degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo come viene anche dettagliato nel catalogo curato da Anna Orlando e Agnese Marengo con numerosi contributi scientifici. 


Seguono una quarantina di “sguardi genovesi” tra dogi, senatori, cardinali, capitani, poeti, dame, condottieri e bambini., I ritratti sono i selfie di allora, ha affermato Anna Orlando, una delle massime esperte di pittura genovese a livello internazionale, per definirli in modo anacronistico e banalizzante. In realtà i ritratti sono molto di più dell’immagine di qualcuno fissata nel tempo. Sono testi semantici di fascinosa complessità che recano in sé, oltre ai caratteri fisionomici dell’effigiato, anche una quantità di messaggi, diretti o nascosti che siano".
La nuova mostra di Anna Orlando per Palazzo della Meridiana, la quinta dal 2016 a oggi, restituisce così uno spaccato dinamico di Genova su più fronti. E dedica un angolo ai bambini, ricreando una cameretta e con un quadro in particolare ad altezza “0-12”, per così dire:  “Bambino con il suo cane” di Domenico Fiasella, detto il Sarzana, di straordinario impianto compositivo e stato di conservazione. Tra le curiosità il collarino risvoltato del bambino  chiuso con nappine, dette pimlinrlle e il giupponetto, la casacca chiusa da bottoni d’oro, che mostra anche la trama in un gioco di particolari impressionante.
Altra magnifica opera  “Annamaria Balbi Durazzo” di Giovanni Maria Delle Piane, detto il Mulinaretto tra paesaggi, pennellate generose e una particolare ttenzione al “Mantò”, al corpetto del “Grand-habit” che mostra la sontuosità degli indumenti tra broccati, pizzi e fuselli in oro e argento.
Nelle altre sale  una sfilata di personaggi illustri accanto a volti sconosciuti . Diversi i prestiti importanti dalle sedi istituzionali  come dai privati, tra cui Vittorio Sgarbi.
Oltre a tele di Cambiaso e Magnasco, si vedono le opere di Domenico Fiasella, Giovanni Benedetto Castiglione, Giovanni Battista Gaulli, Gio. Enrico Vaymer, Domenico Piola, Gio. Bernardo Carobene, Jan Roos, Bernardo Strozzi, il Mulinarettto e molti altri. L’allestimento comprende anche i supporti didattici redatti con la collaborazione di Michela Cucicea, Agnese,Marengo e Marie Luce Repetto.
La mostra rimarrà visitabile fino a domenica 28 giugno con orario dal martedì al venerdì dalle 12 alle 19; sabato, domenica e festivi dalle 11 alle 19.

Nicoletta Curradi 

sabato 1 febbraio 2020

Porrettana protagonista nell'anno del treno turistico



Nell’anno del treno turistico, Alessandro Tomasi, Sindaco di Pistoia, Eugenio Giani, Presidente del Consiglio regionale della Toscana, Mons. Liberio Andreatta, membro Comitato Permanente di promozione del Turismo in Italia, e Luigi Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione FS Italiane, hanno viaggiato sulla storica linea ferroviaria e visitato il Deposito Officina Rotabili Storici della Fondazione FS Italiane.

La linea Porrettana, capolavoro di ingegneria ferroviaria dell’Ottocento nata per collegare Bologna a Firenze, contribuì a trasformare l’area ferroviaria pistoiese in uno dei nodi strategici più importanti della Penisola. Oggi è una linea ferroviaria regionale che collega Pistoia con Porretta Terme (BO).

Nel 2019 Fondazione FS Italiane, in collaborazione con Regione Toscana, Comune di Pistoia, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia, Transapp e altre associazioni del territorio, ha promosso sulla Porrettana dieci viaggi in treno storico. Nel 2019 il Porrettana Express ha trasportato oltre 2mila persone.

Il Deposito Officina Rotabili Storici di Pistoia, riaperto nel 2017 conclusi i lavori di riqualificazione e restauro fatti dalla Fondazione FS Italiane con il supporto di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), è uno dei più importanti hub manutentivi della Fondazione FS Italiane per la riparazione e la tutela delle locomotive a vapore nel Centro-Nord Italia. Attivo dal 1864, in oltre 150 anni ha assistito all’evoluzione delle locomotive delle FS: da quelle a vapore alle automotrici diesel, fino al primo elettrotreno.

Nel 2019 i treni storici della Fondazione FS Italiane hanno trasportato circa 100mila persone (460 eventi treno) alla scoperta dei luoghi più affascinanti e suggestivi d’Italia, promuovendo una forma di turismo esperienziale slow e sostenibile. Anche il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa ha segnato un nuovo record di presenze, con 200mila visitatori nell’anno appena concluso (+17% rispetto al 2018): è cresciuto il numero dei turisti stranieri (30% dei visitatori totali), mentre gli studenti hanno fatto registrare 32mila presenze (16%).

"La Porrettana - ha detto l'assessore ai trasporti Vincenzo Ceccarelli - è una linea che ha un grande passato alle spalle e può avere anche un grande futuro. Ha contribuito all'unità d'Italia, è un capolavoro ingegneristico ed è perfettamente inserita nel paesaggio. Qualche anno fa, a causa di una frana, questa ferrovia ha rischiato la chiusura ed è anche grazie agli investimenti della Regione che questo rischio è stato scongiurato e si è sviluppato un progetto da tempo sollecitato dalle realtà locali, dalle associazioni, dalle Pro Loco. È stato l'inizio di un percorso che ha portato ad un protocollo d'intesa con la Regione Emilia Romagna e poi con la Fondazione treni storici di FS, che già lo scorso anno ha organizzato con successo i primi 8 treni storici".

"Questo modello - ha concluso Ceccarelli - può essere replicato anche in altre ferrovie, usando il treno come un prezioso motore di sviluppo turistico per le aree interne. Ci crediamo così tanto che la Regione Toscana non ha mai scelto di chiudere le ferrovie storiche o le linee cosiddette minori, anche se erano poco utilizzate. Al contrario ne abbiamo perfino riaperta una, la Cecina-Saline, ed anche su quella ha organizzato treni turistici di successo".

Alla presentazione del treno Porrettana Express anche l'assessore regionale all'ambiente Federica Fratoni, che ha ricordato che: "La valorizzazione della ferrovia con treni turistici è un progetto sul quale la Regione Toscana e la Provincia di Pistoia, che all'epoca presiedevo, hanno scommesso molto, perché la Porrettana non ha solo un enorme valore storico e paesaggistico, ma continua ancora oggi a rappresentare l'unica valida alternativa alla linea Direttissima. Oggi inauguriamo l'Anno del treno turistico e il Porrettana Express, ma i treni storici non nascono oggi".

Nicoletta Curradi

giovedì 30 gennaio 2020

I futuri manager del paesaggio a Firenze


Il 30 gennaio 2020 si è svolto a palazzo Sacrati Strozzi il talk con FAO, Ministero delle Politiche Agricole e Ministero degli Esteri. 

Selezionati venti siti in Europa, Asia, Africa, Sud e Centro America, esempi di gestione per mitigare l’emergenza climatica e rischio idrogeologico, preservando qualità degli alimenti, biodiversità e paesaggio. 

Al via il secondo ciclo dell’unico master al mondo per formare i futuri manager dei paesaggi agricoli del patrimonio mondiale FAO. 




 I vigneti piantati sulle lave vulcaniche alle Canarie, le coltivazioni di rose “super profumate” in Iran, gli orti galleggianti in Myanmar, i terrazzamenti in pietra sugli altipiani in Etiopia. Sono solo alcuni tra i venti modelli di agricoltura sostenibile individuati dal progetto italiano abbinato al programma GIAHS della FAO per la tutela e la valorizzazione del patrimonio agricolo mondiale, presentati durante il convegno L’agricoltura salverà il pianeta questa mattina presso la Sala Pegaso della Regione Toscana a Palazzo Strozzi Sacrati (piazza Duomo 10, Firenze).
La tavola rotonda, moderata dal presidente del Comitato Scientifico del programma GIAHS professor Mauro Agnoletti dell’Università di Firenze e coordinatore del progetto, ha visto gli interventi di René Castro-Salazar, vicedirettore generale della FAO e responsabile del  Climate, Biodiversity Land and Water Department, tra le voci più autorevoli in tema di cambiamento climatico e biodiversità; Cristiana Mele, della Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale; John Parrotta, presidente della IUFRO – International Union of Forest Research Organizations; Marco Focacci, dell’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana; Francesco Ferrini, direttore della scuola di Agraria dell’Università di Firenze.
Attualmente i siti italiani iscritti al programma GIAHS, che include 57 paesaggi in tutto il mondo, sono due: le colline vitate del Soave e gli ulivi secolari nella fascia pedemontana tra Assisi e Spoleto. Nove i potenziali siti toscani: i vigneti di Lamole (Greve in Chianti), i castagneti secolari di Moscheta, il paesaggio policolturale di Trequanda, la abetine della selvicoltura monastica di Vallombrosa, le Biancane della Val d’Orcia, i castagneti monumentali dello Scesta, la collina di Fiesole, la montagnola senese di Spannocchia, il mosaico paesistico di Montalbano.
I venti paesaggi, selezionati tra Europa, Asia, Africa e America, sono frutto della prima edizione del master internazionale, abbinato al progetto, che ha coinvolto venticinque studenti provenienti da diciotto paesi in quattro continenti. Si tratta di esempi di pratiche tradizionali per la produzione alimentare di qualità frutto di un secolare rapporto fra uomo ed ambiente, in grado di provvedere alla sicurezza alimentare, conservare la biodiversità, il paesaggio e offrire di modelli di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici e socioeconomici. Sono cinque i criteri che un sistema agricolo deve rispettare per essere certificato GIAHS: garantire la sicurezza alimentare e fornire cibo di qualità; tutelare l’agrobiodiversità; salvaguardare le conoscenze tradizionali; promuovere valori culturali e sociali; conservare il paesaggio tradizionale.
Le coltivazioni di Rosa Mohammadi in Kashan, regione dell’Iran a sud di Teheran dove, grazie alle peculiari condizioni climatiche, la popolazione locale produce rose “super-profumate”, vale a dire con una concentrazione di essenza più elevata della norma, che forniscono un'acqua di rose tra le più fini e ricercate al mondo;  i vigneti sviluppati in seguito alle eruzioni vulcaniche di Lanzarote, alle Canarie; gli orti galleggianti sul lago Inle, in Myanmar, sistema agricolo costituito da zolle porose che galleggiano sull’acqua e sulle quali la popolazione locale coltiva diversi ortaggi, il sistema silvopastorale nella zona centrale di El Salvador, che fornisce un formaggio unico perché i bovini si alimentano con un frutto locale, il morro, che rende il loro latte profumato e dolce.
E ancora, le oasi montane Chebika, Tamaghza e Mides in Tunisia, ecosistemi  organizzati su tre livelli costituiti da ortaggi, alberi da frutto e palme da dattero che creano colture agricole in zone desertiche; le coltivazioni tradizionali di caffè e cacao nella Sierra Maestra a Cuba, che si si sviluppano sotto l’ombra della foresta, con interazioni di elevato valore ecologico e paesaggistico; i terrazzamenti nella regione del Konso, tecnica che da oltre quattro secoli rende coltivabili gli altipiani meridionali dell’Etiopia, un ambiente sfavorevole, arido e roccioso; i vigneti di Lamole in Chianti, il cui territorio aspro è stato scolpito tramite i terrazzamenti sorretti da muretti a secco, luogo  di origine del sangiovese. Sono tutti esempi dell’ingegno dell’uomo nell’adattarsi ad ambienti e climi diversi che vanno salvaguardati.
L’iniziativa sarà inoltre l’occasione per presentare la seconda edizione del master internazionale sugli Agricultural Heritage Systems in partenza a febbraio, all’interno del progetto GIAHS – Building Capacity, coordinato dal Laboratorio per il Paesaggio del Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Università di Firenze e finanziato da AICS – Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, con il contributo di FAO e Regione Toscana. Si tratta dell’unico corso universitario di alta formazione al mondo espressamente legato al programma GIAHS, vale a dire a quei sistemi ritenuti dalla FAO di importanza globale per il patrimonio agricolo del pianeta. Il Ministero delle Politiche Agricole ha redatto protocollo di intesa  con la FAO per collaborare al programma.
Il master ha l’obiettivo di formare i futuri manager dei paesaggi agricoli che rispondono ai criteri del programma FAO, professionisti in grado di ideare modelli gestionali, che implementino pratiche sostenibili, preservino i prodotti agricoli di alta qualità e i valori bioculturali legati al paesaggio. Il futuro del pianeta potrà essere assicurato solo da una “gestione attiva” delle risorse naturali che integri esigenze ambientali, economiche e sociali, rispettando le culture locali e il loro paesaggio. In questo contesto la Scuola di Agraria dell’Università di Firenze svolge   un ruolo di primo piano che le è stato assegnato dalla Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo e condiviso dalla FAO.  La missione dei futuri manager del paesaggio sarà quella di progettare e gestire sistemi a basso input energetico in grado di mitigare il riscaldamento climatico e minimizzare il rischio idrogeologico. Inoltre, avranno le competenze per migliorare le condizioni economiche delle comunità rurali attraverso una conservazione dinamica del paesaggio, riducendo l’abbandono e il degrado ambientale, nell’ambito di un nuovo modello di sviluppo rurale.

Nicoletta Curradi

mercoledì 15 gennaio 2020

Un nuovo volume dedicato a Leonardo da Vinci


"L'oratorio di Leonardo da Vinci", scritto a 4 mani da Filippo Lorenzi e Giovanni Malanima, è giunto alla seconda edizione.




 Alcuni aspetti della ricerca erano stati solo ipotizzati nella prima stesura. Ma ora, con l'ausilio di nuovi strumenti tecnologici, è stato possibile ottenere riscontri certi. Per esempio, si è potuto individuare il punto esatto da cui Leonardo da Vinci avrebbe osservato e disegnato la Valdinievole, cioè dall'oratorio della Madonna della Neve di Montevettolini, dove si sarebbe recato nel 1473. La prima parte del  volume, curata da Giovanni Malanima, si intitola "Dal disegno di Leonardo all'oratorio della Madonna della Neve a Montevettolini e tratta in 3 capitoli, con ampia documentazione fotografica e iconografica, tratta del disegno, del paesaggio, della leggenda del miracolo della neve e dell'oratorio di Montevettolini

 La seconda parte, redatta da Filippo Lorenzi, ha per titolo "Nel nome di Maria: da Efeso a Montevettolini" e tratta in 4 capitoli la nascita del culto mariano e in particolare quello di Montevettolini. Le 4 appendici comprendono la documentazione nivea, frutto di accurate ricerche sul tema del miracolo della neve. Una lettura vivamente consigliata.




Nicoletta Curradi