lunedì 21 gennaio 2008

Cecco Angiolieri

Donne, dado e taverna. Il suo motto

Questo il frammento del suo sonetto più celebre:
S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo; s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei; s'i' fosse Dío, mandereil' en profondo;
…...S'i' fosse Cecco, com' i' sono e fui, terrei le donne giovani e leggiadre: le zop[p]e e vecchie lasserei altrui.

Un uomo frivolo e spensierato, disordinato e dissipatore, che nacque a Siena da una potente famiglia di banchieri ed ebbe come ideali appunto, solamente: le donne, la taverna e il dado (sono parole sue!).

Nel corso della vita dilapidò tutte le ricchezze paterne e morì in miseria carico di debiti, tanto che i figli rinunciarono alla sua eredità...

Cecco Angiolieri ci ha lasciato però un consistente canzoniere, che lo ha fatto diventare il più noto rappresentante della tradizione poetica realistico-giocosa medioevale.
Un Baudelaire ante litterem.

All'amore spirituale contrappone sempre quello sensuale, al motivo della lode quello dell'ingiuria, alla donna angelo quella volgare, alla celebrazione delle virtù morali l'elogio dei piaceri della vita.

Angiolieri potè però vantare l'amicizia di Dante Alighieri, che sfidò a una tenzone di sonetti.

Il Boccaccio gli dedicò una novella del Decameron, prendendolo come prototipo del gaudente e dello scapestrato.

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