Grande è la fama storiografica delle grandi famiglie fiorentine arricchitesi con quello che oggi si chiama export in piena epopea Rinascimentale.
Meno famosa è invece la storia di coloro che, nell’indipendente Lucca, più o meno nello stesso contesto storico, fecero grande la piccola città toscana.
I grandi mercanti lucchesi infatti, anche se meno popolari dei fiorentini, esportavano in tutta Europa.
Le loro merci d’elite erano soprattutto: tessuti di seta, gioielli, monili suppellettili, argenti e pezzi di oreficeria. Specialisti del lusso.
Furono le stoffe soprattutto, a permettere ai mercanti lucchesi di arricchirsi a tal punto da trasformarsi in banchieri e di finanziare così le case reali e nobiliari dei paesi in cui esportavano.
La famiglia Sbarra, ad esempio, prestava denari alla Corte francese e i Rapoldi a quella di Fiandra. Il duca di Borgogna, addirittura, affidò a Dino Rapoldi il compito di riscuotere le imposte e di sorvegliare il conio delle monete. Un altro banchiere lucchese dei Conti di Borgogna fu il celebre Giovanni Arnolfini che con la sua destrezza oscurò addirittura la fama dei mercanti fiorentini tant’è che a Bruges si prese il l usso di farsi ritrarre, in compagnia della moglie Giovanna Cenami, dal pittore fiammingo più “alla moda” del quattrocento: Jan Van Eyck, autore fra l’altro di una Madonna di Lucca conservata al Museo di Francoforte. Il loro ritratto, considerato oggi uno dei maggiori capolavori dell’arte fiamminga, è invece conservato alla National Gallery di Londra.
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